Circumnavigando intorno al mondo della psicologia – intervista radio-mambo

Circumnavigando intorno al mondo della psicologia – intervista radio-mambo

Intervista radio-mambo “Circumnavigando intorno al mondo della psicologia”
Speaker-intervistatore di radio-mambo: Garcia Pa
Redattrice di radio-mambo: Fabiana Gentili
Intervistato: dott. Umberto Parisella

intervista radio-mambo:

DOMANDA: Può darci una visione generale di tutte quelle discipline che si occupano di salute mentale: psicologia, psicoterapia, psichiatria ecc.

RISPOSTA: La psicologia è una disciplina fondamentalmente accademica che studia i processi mentali con metodi sperimentali o meno, quali: la sensazione, la percezione, la memoria, l’oblio, il pensiero, il linguaggio ecc. Questo corpus dottrinario di teorie e concetti si può applicare ai vari campi psicosociali del mondo umano, nascono così le psicologie applicate come ad es.. la psicologia dello sport, la psicologia giuridica, la psicologia del lavoro, la psicologia dello sviluppo, fino a quelle più sofisticate, quali la psicologia dell’arte, della musica, della matematica. Una di queste psicologie è la psicologia clinica che si occupa della salute, del benessere e della cura applicata all’individuo e/o al gruppo. Il pezzo forte della psicologia clinica è rappresentato dalla psicoterapia , che come dice lo stesso termine (citando papà S. Freud) è cura con i “mezzi psichici”, i mezzi psichici sono i mezzi umani che naturalmente non possono prescindere dalla parola. Lo psichiatra non è uno psicologo, nel senso che non è laureato in psicologia, ma è un medico specializzato in psichiatria che può avvalersi anche dell’uso di farmaci affiancati o meno da un percorso psicoterapico.

DOMANDA: Può darci un minimo inquadramento storico di tali discipline?

RISPOSTA: La psichiatria è una scienza classificatoria delle malattie mentali che si afferma fondamentalmente nell’800 ad opera di grandi psichiatri , quali Pinel, Kraepelin, Bleuer. La psichiatria risente dell’impostazione medica , per cui la tendenza (in parte ancora attuale) è quella di concepire la malattia o il disturbo mentale come una disfunzione fisiologica del cervello causato da un cattivo funzionamento bio-chimico, da qui l’uso dei farmaci. Anche la psicologia nasce nella seconda metà dell’800, ma se scomponiamo etimologicamente il termine psicologia che vuol dire PSICHE=ANIMA e LOGOS=DISCORSO (cioè discorso o scienza dell’anima), non possiamo non dare ragione ad uno storico della scienza O’Neill che sosteneva che la psicologia ha una storia recente ma un passato antichissimo, dal momento che il concetto di anima ha rappresentato un oggetto di studio fin dall’antichità, a partire dai primi filosofi greci che rappresentano le fondamenta della cultura occidentale. In effetti la psicologia era contenuta nella viscere della filosofia fino alla seconda metà dell’ottocento , quando si dichiarò scienza autonoma, grazie a W.Wundt. Senza finire in una cronistoria stucchevole, possiamo individuare in Cartesio (1600) colui che individuò nell’ANIMA , L’ENTE PENSANTE (la res cogitans, la cosa pensante, il pensiero che pensa se-stesso, gli altri, il mondo). A seguire E. Kant e tutta la scuola fenomenologia-esistenzialista, fino a Freud. Mettere in evidenza il pensiero e quindi il linguaggio significa mettere in evidenza il concetto di MENTE e non quello di corpo e neanche di cervello che è solo il sub-strato materiale che supporta e permette i nostri pensieri, ma il cervello non è il pensiero. Noi siamo e diventiamo in base a come pensiamo e direi anche in base a come parliamo. Su questo punto vorrei essere preciso: se si ha un cervello malato per malattie congenite, genetiche, traumatiche, si produrrà sicuramente una mente patologicamente disturbata e disfunzionale; ma non è vero il
contrario: si possono avere dei quadri clinici portatori di sofferenza (dalla depressione, alle fobie, ai disturbi ossessivi, ai disturbi alimentari ecc) senza una chiara correlazione con qualche difetto organico nel cervello.

DOMANDA: Come si diventa psicologi e psicoterapeuti?

RISPOSTA: Allora, per quello che riguarda gli psichiatri, ho già detto: laurea in medicina e specializzazione in psichiatria. Per quello che riguarda il mondo della psicologia c’è da dire che, perlomeno in Italia, gli psicologi sono sempre esistiti fin dagli inizi del ‘900 pur non esistendo le facoltà specifiche. Erano studiosi dalle formazioni accademiche più svariate: lettere, filosofia, pedagogia, sociologia, medicina ed anche matematica; studiosi
che avevano approfondito i loro studi avvalendosi delle conoscenze psicologiche sparse nei vari campi disciplinari.
Soltanto nel 1971, vengono istituiti in Italia i primi corsi di laurea in psicologia esattamente a Roma e Padova. Da lì in poi è stato tutto un proliferare di nascite delle facoltà di psicologia su tutto il territorio nazionale: Torino, Bologna, Cesena, Cagliari, Palermo, Napoli ecc. Con la legge 56/89 (dell’89 appunto) viene finalmente istituito il primo ORDINE NAZIONALE DEGLI PSICOLOGI con le diramazioni negli ordini regionali. In una prima fase, in quest’ordine sono confluiti tutti quegli psicologi (laureati o meno in psicologia) che hanno dimostrato di avere un curriculum adeguato per fregiarsi di tale titolo; in pratica è stata fatta una sanatoria e non poteva essere fatto altrimenti. Successivamente all’interno dell’ordine è stato istituito un sotto-elenco di quegli psicologi che oltre ad essere tali erano anche psicoterapeuti, perché (come accennavamo prima) non tutti gli psicologi si occupano di salute mentale e svolgono la professione di terapeuti. Dal momento dell’istituzione dell’ordine e del periodo di sanatoria la legge ha parlato chiaro: per diventare psicoterapeuti saranno ammesse esclusivamente le lauree in psicologia o medicina, nessun’altra laurea. C’è da dire che, anche prima della costituzione dell’ordine degli psicologi , la cultura italiana fortemente medicalizzata ha sempre permesso ai medici
di esercitare legalmente la professione di psicoterapeuta anche in assenza di una formazione psicoterapica adeguata, semplicemente perché medici, così come potevano fare tranquillamente i chirurghi, i dentisti ecc. Come si diventa psicoterapeuti per noi psicologi? Dopo i 5 anni di laurea , bisogna abilitarsi alla professione , previo esame di stato che permette l’iscrizione all’ordine regionale; dopo ciò, 1 anno di tirocinio presso una struttura sanitaria o un ente di ricerca riconosciuti + 4 anni di specializzazione nelle scuole di psicoterapia riconosciute dal MIUR che formano per lo svolgimento di tale professione. In pratica 10 anni per diventare uno psicoterapeuta riconosciuto. Le scuole riconosciute sono , ovviamente, anche quelle universitarie ma sono poche, mentre invece sono tantissime quelle private riconosciute ma tutte a pagamento, mediamente circa 4.000 euro
l’anno. Il numero elevato di scuole riflette anche la moltiplicazione degli approcci e dei modelli clinici, oggi non c’è più soltanto la psicoanalisi, considerata da Freud l’”oro puro”,
mentre le psicoterapie metalli di bassa lega.

DOMANDA: Che ci può dire in merito alla sofferenza umana, al disagio psicologico, alle patologie, è cambiato qualcosa sullo scenario sociale negli ultimi 20/30 anni

RISPOSTA: E’ cambiato sicuramente moltissimo non solo dai tempi di Freud, questo è facilmente comprensibile, ma è cambiato molto anche rispetto alla società pre- essantottina e post-sessantottina. La prima basata sul concetto di verità che discendeva direttamente dall’autorità costituita e che spesso finiva nell’autoritarismo più bieco; la seconda tutta tesa alla sovversione e demolizione di ogni forma d’autorità e d’autoritarismo. La conclusione è stata che insieme all’autoritarismo pedagogico, l’autoritarismo dei padri (che sicuramente ha fatto molti danni) e delle figure che incarnavano il “potere” se n’è andato in fumo anche ogni forma di principio d’autorevolezza e di legittimità. (vedi figli che insegnano ai genitori e genitori che picchiano gli insegnanti). E’ quello che illustri autori , come lo psicoanalista lacaniano Massimo Recalcati hanno designato col termine di “evaporazione del padre” e l’altro grande autore Zigmunt Baumann col termine di “società liquida”.
Una società senza punti fermi, apparentemente senza limiti, dove tutto è legittimo e nulla lo è, dove sul piano immaginario tutto è accessibile e sembra potersi realizzare, nulla è precluso. Questo io lo indico come una forma di “dispersione del pensiero” verso mondi irreali, immaginari pensiero che rimane disperso finchè non trova la parola che lo riconosce in quanto tale. Perché è attraverso la parola che il pensiero esce dall’eremo della propria mente e si apre all’esterno verso qualcosa, verso qualcuno a cui rivolgersi , divenendo proposta/richiesta trovando così un mondo reale possibile da coltivare, dove abitare e vivere. Quando questo non avviene il pensiero si chiude in se-stesso, appassisce, l’orizzonte che indica la distanza del soggetto con un futuro possibile finisce per coincidere con la punta del proprio naso; qualsiasi mondo possibile diviene una lastra opaca indecifrabile e si ecclissa insieme all’impotenza del soggetto nel tentativo di decifrarlo. Questa forma di dispersione del pensiero che non acquisisce consapevolezza di sé attraverso la parola, ha creato socialmente delle forme di “sofferenza narcisistica”o potremmo anche chiamarlo di “narcisismo sociale” che in sede clinica non trova riscontro nella casistica classica di nevrosi depressiva, nevrosi fobica, disturbi ossessivi, disturbi alimentari, ecc. Ne sono degli esempi gli stati di apatia cronica, di rinuncia a qualsiasi progetto di vita, di matrimoni e separazioni coniugali a ripetizione, il sesso compulsivo, il gioco d’azzardo, la cyber-dipendenza o i casi relativamente recenti degli hikikomori italiani , chiamati anche gli eremiti sociali ( giovani che hanno rinunciato a qualsiasi forma d’inserimento sociale e si sono rifugiati nella loro stanzetta a giocare solo col computer,
dormendo di giorno e vivendo di notte). Una precisazione d’uso del termine di narcisismo che rimane comunque una dimensione molto complessa. Il narcisismo non è solo il mettersi in mostra, lo specchiarsi ammirandosi e credendosi belli, ma è rimanere imprigionati dentro un pensiero che impedisce il riconoscimento di sè ,degli altri e blocca l’apertura verso la relazione umana.

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