Fobie
Il termine fobia deriva dal greco “fobos”, che significa letteralmente “paura”. Ma la paura fobica non è una paura reale (come può essere la paura di fronte ad un leone fuggito dalla gabbia) ma un angoscia psichica connessa con oggetti, situazioni, animali la cui pericolosità reale è ridotta al minimo e spesso è inesistente.
Il meccanismo fobico si basa infatti su un processo inconscio denominato “proiezione” per cui parti dell’affettività interiore vissute come minacciose e pericolose vengono negate alla coscienza del soggetto e “spostate” su oggetti e situazioni esterne che solo le rappresentano. Schematicamente, il soggetto vive il pericolo proveniente dall’esterno invece che da un suo interno affettivo sconosciuto a se-stesso.
La via di fuga
Di solito la comparsa di molti degli oggetti, situazioni e animali fobicizzati sono infrequenti nella vita quotidiana, per cui il contesto clinico-psicoterapico avrà come primo obbiettivo quello di rassicurare il soggetto, evidenziando facili vie di fuga e strategie d’evitamento. La calma e la tranquillità conquistata, spianerà la strada per l’approfondimento delle paure inconsce in vista della trasformazione degli equilibri psicologici e delle situazioni di vita.
Depressione
Il quadro clinico della depressione, riguarda quella situazione angosciosa in cui l’individuo si ritrova privato delle proprie energie psichiche senza più la voglia di vivere. L’energia vitale mancante fa si che il depresso si ritiri sempre più dai contesti relazionali- affettivi e sociali-lavorativi, finendo spesso in uno stato di solitudine mortifera insopportabile.
La depressione è stata romanticamente chiamata la “malattia dell’amore”, in effetti il depresso è tale perché l’angoscia di morte che lo pervade riflette l’idea-vissuto di aver perso “tutto l’amore del mondo”; ma ciò che aggrava il vissuto depressivo è anche l’idea che la “colpa” di tale perdita sia tutta la sua. La colpa di aver perso tutto l’amore, rappresenta proprio il cuore della depressione ed è per tal motivo che spesso i depressi finiscono nel commettere atti autolesionistici o a rischio suicidario.
Il depresso vivendo nella colpa è molto bravo ad accollarsi anche colpe non sue La “depressione endogena” che insorge senza nessun motivo apparente è certamente più preoccupante rispetto alla “depressione reattiva” che invece insorge come conseguenza di un evento traumatico, di solito di tipo luttuoso.
La terapia
Comunque, in entrambi casi il compito della psicoterapia sarà proprio quello di “tirar fuori” il depresso dall’universo della colpa, trasformando i vissuti totalizzanti di colpa e morte in vissuti di responsabilità, vita e amore relativi a ciascuno.