STATISTICA E DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

STATISTICA E DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Secondo l’allora ministro della sanità prof. Veronesi , nell’anno 2001 quasi mezzo milione di persone in Italia ha sofferto di disturbi del comportamento alimentare.

Ben 65.400 tra le giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni , pari all’1,5% della popolazione femminile, hanno ricevuto la diagnosi di anoressia e bulimia.

Ogni anno si contano 8500 nuovi casi in entrambe le sindromi e nonostante siano patologie tipicamente riscontrate tra le donne (il rapporto tra i sessi è di un caso tra gli uomini per dieci tra le donne) sono sempre più diffuse anche tra gli uomini.

Quasi “un contagio” sostiene il ministro “contro il quale bisogna combattere”.

L’aspetto più grave dell’anoressia è rappresentato dall’alto tasso di mortalità che, pari al 10% a dieci anni dall’inizio della malattia, sale fino al 20% a distanza di vent’anni.

Per il prof. Manara, presidente della Società Italiana dei Disturbi del Comportamento Alimentare va lanciato l’allarme sul problema delle ricadute che sono frequentissime.

Solo per la bulimia il rischio di recidive si aggira intorno al 30-40% dei casi. In molti paesi occidentali organi di ricerca, istituzionali e privati, hanno prodotto stime dell’entità e della diffusione di queste sindromi.

Secondo il “National institute of Mental Health”, i disturbi del comportamento alimentare crescono in modo predominante, ma non esclusivo, tra le adolescenti e le donne adulte (90% del totale dei casi), con un’età mediana d’insorgenza pari a 17 anni.

Negli Stati Uniti la percentuale di casi diagnosticati tra le donne, nel corso del 2001, è compresa tra 0,5-3.7% per l’anoressia e 1,1-4.2% per la bulimia.

Inoltre, il 2.5% della popolazione totale ha sofferto di “binge eating disorder” (disturbo dell’alimentazione incontrollata).

Nella bulimia, la cui definizione di remissione consiste nell’assenza di sintomi per almeno 4 settimane, circa il 25% delle remissioni ha una recidiva in meno di tre mesi.

A distanza di 9 mesi dalla remissione solo il 49% delle persone non ha ricadute. “L’eating disorders association” britannica denuncia che nel Regno Unito ci sono almeno 60.000 persone con diagnosi di disturbo alimentare, ma ritiene plausibile che siano più di 1 milione i soggetti affetti da queste patologie.

Questa notevole sottostima sarebbe dovuta alla riluttanza con cui ci s’informa sul problema e si chiede aiuto, così come alla difficoltà nel formulare la diagnosi.

Nel 1998 la Commissione Europea ha finanziato il progetto di ricerca “Global Eating Disorders Approach” con l’obbiettivo di aumentare il livello d’attenzione tra i medici di base e l’opinione pubblica, nei confronti dei problemi causati dai disturbi del comportamento alimentare.

Finora sono stati coinvolti in tutta l’Europa ben 10.000 medici di famiglia che, una volta formati, dovranno essere in grado di effettuare diagnosi precoci e prevenzione tra i giovani.

Secondo il Los Angeles Times “ 30 miglia a sud dalla frontiera della affamata Corea del Nord, le giovani donne della capitale sudcoreana digiunano, vittime non della mancanza di cibo ma della moda….. Se l’Asia può essere usata come un indicatore della diffusione del fenomeno , allora i disturbi alimentari vanno verso la globalizzazione”.

Lo psichiatra coreano Joon Ki sostiene che l’aumento di queste patologie negli ultimi anni è stato fenomenale. Essere magri è giudicato in, il grasso è out. Ciò è interessante perché perché gli asiatici sono in genere più magri e più minuti dei caucasici, ma il loro obbiettivo è diventare ancora più magri.

Secondo lo psichiatra Lee, direttore del centro universitario dei disturbi del comportamento alimentare di Hong Kong “ La prevenzione culturale non è dare il Prozac o prescrivere la psicoterapia , ma trovare i metodi sociali per dare potere alle donne.

La società giudica le donne ancora troppo dal punto di vista fisico”.

Gli esperti discutono sull’origine del fenomeno dividendosi tra chi vede una sorta di contagio di patologie occidentali veicolato dalla moda, la musica e i mass media, e chi invece pensa sia dovuto all’aumentato benessere , alla modernizzazione ed alle richieste conflittuali che oggi ricadono sulle giovani donne.

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BIBLIOGRAFIA

S. Mallone, Epidemilogia dei disturbi del comportamento alimentare, in L. Costantino, L’anoressia nervosa, storia, psicopatologia e clinica di un’epidemia moderna, Liguori, Napoli, 2008

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